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Caroline al bar sott’acqua
Un calice d’aria, grazie.
– Giulia Grincia –
Olio su tela 60 cm x 60 cm x 4 cm
Realizzato a Gomshall, Regno Unito, 2016.
Descrizione
Caroline siede al bancone del bar.
Il bar sotto’acqua.
L’acqua le arriva fin sotto le spalle, ma senza bagnarla. Il suo corpo bianco e gelido sembra effettivamente un’intangibile statua di ghiaccio. E’ nuda e bianchissima perchè priva del suo cuore (che vediamo affogare nel grande balloon in primo piano). Caroline cerca di proteggersi e nascondersi con una pelliccia bianca che tuttavia rende ancor più evidente il suo pallore. In una mano un calice pieno d’aria, nell’altra stringe il suo amleto raffigurante il cappellaio matto (anche lei come lui è colpevole di “ammazzar il tempo” perchè dedita ad assaporar i momenti dolci della vita e condannata a viver in una “realtà surreale”).
Il cappellaio riprende le sembianze del personaggio di Tim Burton, ma il suo cappello ha raffigurati dei palloncini perchè Caroline, a differenza del cappellaio, tenta di fuggire dalla “follia” che la circonda. Dal cuore che affoga escono bolle d’aria che diventano perle (simbolo di sofferenza e nobiltà). Le perle che ritroviamo nel collare della donna di schiena in secondo piano. E’ una donna che ha sofferto e ora indossa indifferente il suo dolore. Anche lei come gli altri personaggi dello sfondo è raffigurata con colori cupi e omogenei (in totale contrasto con I colori vividi di Caroline e del suo cuore). E’ la società già morta. La “decadenza” d’animo da cui Caroline si vuol salvare. Non a caso Caroline ha la capigliatura ginger additata e discriminata fin dagli antichi egizi e associata sempre alla sfera demoniaca della follia e dell’ultra- terreno. Anche il neo sul labbro superiore è indice di una predisposizione al voler godere a pieno dei piaceri della vita.
Caroline vuol vivere. L’uomo dietro di lei sta bevendo del sangue, quello che non è più nel cuore. E’ una società cannibalizzata che si autodistrugge tragurgitandosi da sè. L’intera scena racconta di un mondo malato di solitudine. L’alienazione è il tema principe della tela. Gli uomini continuano a “vivere” come automi svuotati dai loro sentimenti in una società consumistica. Caroline è diversa, si rendo conto di ciò che accade. Allo stesso tempo è in gabbia.
E’ sott’acqua.
Ma tutto il mondo intorno a lei è in gabbia, tutto il mondo intorno a lei è immerso nell’acqua.
Dipinto a olio su tela. Realizzato in Inghilterra.
Il bar sotto’acqua.
L’acqua le arriva fin sotto le spalle, ma senza bagnarla. Il suo corpo bianco e gelido sembra effettivamente un’intangibile statua di ghiaccio. E’ nuda e bianchissima perchè priva del suo cuore (che vediamo affogare nel grande balloon in primo piano). Caroline cerca di proteggersi e nascondersi con una pelliccia bianca che tuttavia rende ancor più evidente il suo pallore. In una mano un calice pieno d’aria, nell’altra stringe il suo amleto raffigurante il cappellaio matto (anche lei come lui è colpevole di “ammazzar il tempo” perchè dedita ad assaporar i momenti dolci della vita e condannata a viver in una “realtà surreale”).
Il cappellaio riprende le sembianze del personaggio di Tim Burton, ma il suo cappello ha raffigurati dei palloncini perchè Caroline, a differenza del cappellaio, tenta di fuggire dalla “follia” che la circonda. Dal cuore che affoga escono bolle d’aria che diventano perle (simbolo di sofferenza e nobiltà). Le perle che ritroviamo nel collare della donna di schiena in secondo piano. E’ una donna che ha sofferto e ora indossa indifferente il suo dolore. Anche lei come gli altri personaggi dello sfondo è raffigurata con colori cupi e omogenei (in totale contrasto con I colori vividi di Caroline e del suo cuore). E’ la società già morta. La “decadenza” d’animo da cui Caroline si vuol salvare. Non a caso Caroline ha la capigliatura ginger additata e discriminata fin dagli antichi egizi e associata sempre alla sfera demoniaca della follia e dell’ultra- terreno. Anche il neo sul labbro superiore è indice di una predisposizione al voler godere a pieno dei piaceri della vita.
Caroline vuol vivere. L’uomo dietro di lei sta bevendo del sangue, quello che non è più nel cuore. E’ una società cannibalizzata che si autodistrugge tragurgitandosi da sè. L’intera scena racconta di un mondo malato di solitudine. L’alienazione è il tema principe della tela. Gli uomini continuano a “vivere” come automi svuotati dai loro sentimenti in una società consumistica. Caroline è diversa, si rendo conto di ciò che accade. Allo stesso tempo è in gabbia.
E’ sott’acqua.
Ma tutto il mondo intorno a lei è in gabbia, tutto il mondo intorno a lei è immerso nell’acqua.
Dipinto a olio su tela. Realizzato in Inghilterra.
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